
Bagni di Trieste - Alla Lanterna
Molo Fratelli Bandiera 3 TriesteBagni di Trieste
All'inizio dell'800 a Trieste fare un bagno era considerata un'attività da incoraggiare per il benessere e la salute dei cittadini. Nei primi decenni dell'800 sorsero sullo specchio di mare di fronte alla città, ancorati a zattere, i "bagni galleggianti", da qui probabilmente deriva il modo di dire dei triestini "andiamo al bagno".
Il 24 maggio 1823, di fronte a piazza Giuseppina (oggi piazza Venezia), fu aperto il primo stabilimento balneare cittadino il “Soglio di Nettuno”, raggiungibile in barca o su di una passerella. All'interno furono costruite vasche per fare bagni caldi e di acqua dolce, una caffetteria con rinfreschi, un acquario con flora e fauna del golfo e anche una sala per fumatori. Il 13 giugno 1832 il "Bagno" fu visitato dall’ Imperatore d'Austria Francesco I.
Seguirono la costruzione di altri "Bagni" galleggianti come il "Bagno Maria", ormeggiato presso il molo San Carlo (oggi molo Audace) e il "Bagno Boscaglia" diventato prima "Bagno Buchler" eppoi "Galleggiante Nazionale", ancorato in mare aperto davanti Piazza Grande (l’attuale Piazza Unità), raggiungibile con un apposito vaporetto. Alcuni dei "Bagni" galleggianti furono distrutti da una terribile tempesta nel 1911.
Il "Bagno Fontana" fu costruito verso il 1899 e non era un "Bagno" galleggiante ma ben posizionato a terra nei pressi della Sacchetta. Lussuosamente servito dal tram a cavalli sembra che sia stato distrutto per la costruzione della stazione di Campo Marzio.
Il Bagno "Alla Lanterna"
Alla fine dell'800 si avvertiva la mancanza di specifiche strutture permanenti che permettessero soprattutto ai cittadini più indigenti di usufruire dei benefici del bagno. Nel 1903 il Comune di Trieste costruì, nei pressi della scogliera lungo il molo Santa Teresa (oggi Fratelli Bandiera), il primo stabilimento balneare pubblico il "Bagno Alla Lanterna" il cui nome deriva dalla lanterna collocata sul molo nel 1832 con funzione di faro marittimo.
Il molo, su cui si sviluppa lo stabilimento, poggia sui resti di un'antica struttura di derivazione romana che congiungeva la terra ferma con l'isolotto o Scoglio detto dello Zucco su cui poggiavano le fondamenta del Faro.
Il "Bagno" fu poi denominato dai triestini "El Pedocin", forse perchè c’era tanta gente quante cozze (in dialetto "pedoci") attaccate agli scogli, oppure vi andavano a “spidocchiarsi” i militari o, infine, la gente si portava da casa i chiodi “Ciodin” (piccolo chiodo) per appendere gli abiti.
Fu costruito in legno con tanto di staccionata divisoria fra uomini e donne e le pene contro eventuali sconfinamenti fra le due zone erano molto severe.
Negli anni '30 le strutture in legno vennero sostituite col calcestruzzo e nacque così il famoso muro alto tre metri che divide ancora oggi a metà lo stabilimento estendendosi fin dentro il mare.
"El Pedocin" rimane l'unico stabilimento balneare in Europa dove un muro separa rigorosamente la spiaggia in due aree, una riservata a donne e bambini al di sotto dei 12 anni e l'altra ai maschi suscitando la curiosità di giornalisti e turisti di tutto il mondo.